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Santuario del Tindari

Il Santuario della Madonna Nera di Tindari si staglia su un promontorio alto 268 metri che domina sul Golfo di Patti, sui Laghetti di Marinello e su tutte le Isole Eolie . Si tratta di uno dei luoghi di culto più suggestivi della provincia di Messina, la cui storia sembrerebbe affondare le radici in quella antichissima dell’acropoli greca di Tyndaris (le cui vestigia si trovano nell’adiacente Area Archeologica di Tindari). Nonostante si parli comunemente di un unico Santuario, i Santuari di Tindari in realtà sono due: antico e moderno. L' antico Santuario risale all’epoca in cui Tindari fu sede di diocesi. Tra il 1552 e il 1598, nell’area più orientale dell’acropoli di Tindarys (oggi Area Archeologica), l’edificio venne costruito a picco sul mare e divenne in breve una celebre meta di pellegrinaggio. Gli storici non sono in grado di dire con certezza se l’antico Santuario sia stato eretto sui resti di un primitivo tempio legato al culto di Cerere o di altre divinità, poi divenuto Chiesa cristiana, poiché l’assalto dell’armata turco-ottomana di Barbarossa del 1544 distrusse ogni cosa. Quel che è certo è che, col passare dei secoli, il Santuario antico non fu più in grado di contenere l’enorme flusso di pellegrini che accorrevano per venerare la Madonna Nera. E così, nel 1957, l’allora vescovo Monsignor Pullano stabilì la costruzione di una nuova Chiesa, più grande, che fosse adiacente a quella antica e custodisse, sull’altare maggiore, l’icona della Vergine Nera di Tindari. Le principali leggende legate al culto della Madonna Nera del Tindari sono due. La prima, la più antica, è quella che si potrebbe definire la fondatrice del culto stesso. Si narra che durante il periodo della persecuzione iconoclastica, una nave proveniente dall’Oriente sia stata costretta da una tempesta a rifugiarsi nella baia di Tindari. Nella stiva dell’imbarcazione era custodita una cassa di legno che nascondeva una statua della Madonna Bizantina sfuggita alle distruzioni. Quando il mare tornò ad essere calmo, i marinai tentarono la ripartenza senza però riuscirci a causa dell’eccessivo carico della nave. Decisero allora di alleggerire il peso abbandonando in acqua la cassa con la statua. E così se ne andarono. Furono allora gli abitanti di Tindari a recuperare quella cassa e, dopo averla aperta, a scoprirne il contenuto: una meravigliosa statua in legno di cedro della Vergine Bizantina con in braccio il Bambin Gesù e, ai piedi, la scritta: “Nigra Sum sed Formosa”. L’icona fu allora portata sul colle più alto della zona, laddove esisteva già una comunità cristiana. Fu questo l’inizio il culto della Madonna Nera del Tindari.

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Via Monsignor Pullano, 12, 98066 Tindari, Patti
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